E’ Risorto

non è qui.

Le donne e i discepoli ancora non capivano.

Le donne e i discepoli ancora non capivano. Vedevano dei segni, il sudario, la tomba vuota, un giardiniere, un giovane in bianche vesti, ma poi hanno capito e sono stati “testimoni” perché hanno “visto” e hanno parlato con Lui e anche mangiato.

E’ chiaro il messaggio di Pasqua .. testimone è chi “ha visto” il Signore. “ Ciò che noi abbiamo udito, ciò che abbiamo visto con i nostri occhi, ciò che abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il verbo della vita … noi lo annunciamo a voi” (1 Gv 1,1-3).

Testimoniare non vuol dire dare un buon esempio, ma in questo caso può farlo e dirlo chi è passato dalla morte a vita, chi può confermare che la sua vita è cambiata, è stata trasformata dallo splendore della Pasqua.

Quando noi contempleremo il Risorto?

Quando potremo vederlo grazie a quei segni (la parola di Dio, l’Eucarestia, sacramenti) che tengono desta in noi la SPERANZA. Dio un giorno ci chiederà di mostrargli le nostre mani (come ha fatto Gesù con Tommaso) per mostrare i segni del nostro amore per Lui e per i fratelli.

A volte nasce in noi il dubbio: esiste o non esiste l’eternità?

Noi , a volte schiavi dei nostri limiti, dei nostri ragionamenti e del nostro scientismo, pensiamo che il mondo si spegnerà, ma tutti coloro che hanno visto la luce della Pasqua sanno che questo mondo non è una tomba. Il creato, come ci dice S. Pietro, “sfocerà in cieli nuovi e in una nuova terra”.

Certo è difficile per noi accettare un Dio che si umilia, che diventa uomo, che come compagnia si sceglie i poveri, i deboli e Lui stesso diventa debole fino a morire, è un Dio in controtendenza alle nostre logiche egoistiche e di grandezza. Vorremmo miracoli, soluzioni immediate di tutti i problemi politici, economici, sociali e religiosi.

Eppure, Gesù ci dice che la nostra vita sarà riuscita quando per risolvere i problemi dell’umanità avremo anche noi le mani, i piedi e il costato che porteranno le tracce e le ferite dell’AMORE che abbiamo donato con la forza dello Spirito Santo.

Ci chiediamo, con i vescovi italiani “Come tornare ad affascinare alla bellezza della vita cristiana?

Punto di partenza rimane la nostra relazione con Gesù Cristo, nutrita dalla frequentazione personale e comunitaria della Parola e da una partecipazione più consapevole alla liturgia; da proposte non occasionali di formazione e spiritualità che, senza perdere l’originalità del messaggio cristiano, portino a rinnovare il linguaggio … promuovendo occasioni di incontro, di approfondimento e discernimento.” ( da lettera dei vescovi italiani)

“Andate in Galilea” forse ai nostri giorni vuol dire essere capaci di dialogare con tutti senza svendere la propria identità coscienti che il messaggio cristiano ”amare Dio e e gli altri” ha in sé la forza per risvegliare e rinnovare continuamente la Speranza in un mondo che cerca verità, giustizia e pace.