LETTERA DAL PERU’
Ticllos, 25 giugno 2026
Carissimi parrocchiani,
siamo arrivati a Ticllos da 15 giorni. Ticllos è un paesino a 3650 metri sulle Ande. Per arrivare qui abbiamo viaggiato 6 ore da Lima e l’ultimo tratto è una strada sterrata, polverose piena di buche.
La città più vicina a noi è a due ore e mezza di jeep, quindi l’ospedale più vicino è a due ore e mezza di strada. Ticllos è un paesino che si sta spopolando perché qui la vita è dura, ogni famiglia ha il suo pezzo di terra da coltivare, ma non ci sono mezzi agricoli, si fa ancora tutto a mano.
Molte famiglie se ne sono andare a vivere in città per cercare un lavoro o per far studiare i figli.
Spesso però quando arrivano in città non trovano quello che speravano, ma trovano ancora più miseria, si ritrovano a vivere nelle baraccopoli, in case tutte ammassate senza acqua ne servizi igienici, escono di casa all’alba in cerca di lavoro e magari trovano solo qualche lavoro a giornata, a volte finiscono in brutti giri.
Così dalla povertà delle Ande si ritrovano nella miseria più nera.
Lo sforzo che facciamo qui a Ticllos è quello di aiutare le famiglie a rimanere qui nel loro paese.
Ogni giorno vengono in parrocchia una ventina di ragazzi a colazione – pranzo e cena.
Sono i ragazzi che frequentano la scuola secondaria ma vivono troppo lontani (anche due ore e mezza da qui) per fare avanti e indietro ogni giorno. Perciò hanno affittato una stanza qui in paese e vengono in parrocchia a mangiare.
Alcuni di loro hanno dodici anni e tornano a casa solo il sabato e la domenica.
Ospirtarli è un modo perché possano studiare senza dover andare in città.
Poi qui nella parrocchia abbiamo anche una scuola superiore in cui i ragazzi studiano e imparano il lavoro del falegname. È una scuola di Don Bosco, quindi oltre al lavoro ricevono anche un’educazione.
Noi siamo qui per aiutare, facciamo cose molto semplici… facciamo il pane due volte alla settimana per tutti i ragazzi della casa (qui la panetteria non esiste!), la parrocchia ha qualche mucca, quindi ogni giorno si fa il formaggio e poi facciamo accoglienza a chi arriva, ai ragazzi delle scuole, ma anche ai vecchietti che vengono qui a mangiare ogni giorno perché non hanno nessuno o a chi è di passaggio perché deve andare in città per visite o altro…
Noi aiutiamo in quello che possiamo, non facciamo niente di speciale però questa vita così semplice e questo ritmo così lento e questi paesaggi così belli che abbiamo attorno ci fanno rendere conto di quanto siamo fortunati per certi versi in Italia perché abbiamo tante cose, tante comodità.. però dall’altra parte mi fanno rendere conto che abbiamo anche perso tante cose, la semplicità dello stare insieme, il senso dell’accoglienza, la condivisione, saper alzare lo sguardo per vedere la bellezza del paesaggio che ci circonda ma anche oltre…
Un caro saluto a tutti e a presto
Silvana e Bruno
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