SINODO…PER TUTTI

Pubblicato giorno 16 aprile 2023 - Don Valeriano

Sinodo ( parola greca che significa camminare insieme) iniziato nell’anno pastorale 2021-22 con una prima fase di ascolto, prosegue fino all’autunno 2023 con un approfondimento dell’ascolto .

Sono stati raccolti numerosi racconti di esperienze su come stiamo camminando insieme come Chiesa: positive o negative. Tutto questo è stato raccolto in una sintesi diocesana che è stata inviata alla Conferenza Episcopale Italiana e dopo alcuni passaggi giungerà al Papa per la Celebrazione dei Sinodi dei Vescovi del 2023 e del 2024.

Le Chiese che sono in Italia, dal canto loro, continuano in un Cammino sinodale che proseguirà fino al 2025. A questa fase (narrativa) di due anni dedicata all’ascolto seguiranno una fase sapienziale dedicata al discernimento (2023-24) e una fase profetica dedicata alle scelte. Va ricordato, infatti, che “scopo [del processo sinodale] non è produrre documenti, ma aprire orizzonti di speranza per il compimento della missione della Chiesa”.

Questo secondo anno di ascolto sarà l’occasione per approfondire i temi emersi sinora attraverso un “ascolto orientato” e allo stesso tempo allargato a persone, gruppi e situazioni di vita che non hanno ancora preso parola, che non siamo ancora stati capaci di incontrare. Un “ascolto come apertura all’accoglienza a partire da un desiderio di inclusione radicale – nessuno escluso! –, da intendersi in una prospettiva di comunione con le sorelle e i fratelli e con il Padre comune. L’ascolto appare qui non come una azione strumentale, ma come l’assunzione dell’atteggiamento di fondo di un Dio che ascolta il suo popolo, e la sequela di un Signore che i Vangeli ci presentano costantemente in ascolto delle persone che gli si fanno incontro lungo le strade della Terra Santa; in questo senso l’ascolto è già missione e annuncio”.

La lettera di Mons. Tomasi “Parla, Signore…”. Chiesa in ascolto, Chiesa in cammino intende accompagnarci nel Cammino sinodale di quest’anno, approfondendo il senso e la dinamica dell’ascolto. La sua lettura costituisce la premessa per poter comprendere la proposta presentata in questo strumento.

La Chiesa italiana come ha inteso questo cammino sinodale?

Il testo “I Cantieri di Betania. Prospettive per il secondo anno di cammino sinodale, frutto del primo anno di ascolto” è la cornice comune che la Conferenza episcopale italiana propone a tutte le chiese diocesane. I cantieri sono da intendere come percorsi (non estemporanei) di ascolto, come esperienze “laboratoriali”, a partire dalle priorità individuate nel primo anno di ascolto; “un ascolto orientato, per poter raccogliere narrazioni utili a proseguire il cammino; un ascolto che si fa riflessione, in una circolarità feconda tra esperienza e pensiero che comincia ad acquisire gli strumenti con cui costruire le novità chieste dallo Spirito”. L’incontro di Gesù con Marta e Maria nella casa di Betania (Lc 10,38-42) è il brano/icona di questo secondo anno. La lettura della sintesi nazionale alla luce di questo brano ha permesso l’individuazione di tre cantieri:

1. il cantiere della strada e del villaggio “in cui prestare ascolto ai diversi mondi in cui i cristiani vivono e lavorano cioè camminano insieme a tutti coloro che formano la società”…;

2. il cantiere dell’ospitalità e della casa in cui “approfondire l’effettiva qualità delle relazioni comunitarie e la tensione dinamica tra una ricca esperienza di fraternità e una spinta alla missione che la conduce fuori”…;

3. il cantiere delle diaconie e della formazione spirituale “che focalizza l’ambito dei servizi e ministeri ecclesiali, per vincere l’affanno e radicare meglio l’azione nell’ascolto della Parola di Dio e dei fratelli”…

Per visionare il materiale competo si può visitare questa pagina: https://www.diocesitv.it/sinodo-2021-2023/

 

I CANTERI E I TAVOLI TEMATICI

Cantiere 1-

DELLA STRADA E DEL VILLAGGIO

(In questo cantiere vogliamo prestare ascolto ai diversi modi in cui i cristiani vivono e lavorano, cioè “camminano insieme” a tutti coloro che formano la società; cureremo l’ascolto degli ambiti della società nelle sue diverse forme, del lavoro, della politica e del bene comune, dell’ambiente; nonché il vasto mondo delle povertà. Ascolteremo in particolare esperienze di cammino delle/con le nuove famiglie ed esperienze dei/con i giovani)
tempi per visitare i suoi figli bisognosi del suo aiuto premuroso. Il nostro camminare, se abitato da Dio, ci porta dritti al cuore di ogni nostro fratello e sorella. Quante testimonianze ci arrivano da persone “visitate” da Maria, Madre di Gesù e Madre nostra! In quanti luoghi sperduti della terra, lungo i secoli – con apparizioni o grazie speciali – Maria ha visitato il suo popolo! Non esiste praticamente un luogo su questa terra che non sia stato visitato da Lei. La madre di Dio cammina in mezzo al suo popolo, mossa da una tenerezza premurosa, e si fa carico delle ansie e delle vicissitudini. E dovunque ci sia un santuario, una chiesa, una cappella dedicata a lei, i suoi figli accorrono numerosi. Quante espressioni di pietà popolare! I pellegrinaggi, le feste, le suppliche, l’accoglienza delle immagini nelle case e tante altre sono esempi concreti della relazione viva tra la Madre del Signore e il suo popolo, che si visitano a vicenda!
La fretta buona ci spinge sempre verso l’alto e verso l’altro
La fretta buona ci spinge sempre verso l’alto e verso l’altro. C’è invece la fretta non buona, come per esempio quella che ci porta a vivere superficialmente, a prendere tutto alla leggera, senza impegno né attenzione, senza partecipare veramente alle cose che facciamo; la fretta di quando viviamo, studiamo, lavoriamo, frequentiamo gli altri senza metterci la testa e tanto meno il cuore. Può succedere nelle relazioni interpersonali: in famiglia, quando non ascoltiamo mai veramente gli altri e non dedichiamo loro tempo; nelle amicizie, quando ci aspettiamo che un amico ci faccia divertire e risponda alle nostre esigenze, ma subito lo evitiamo e andiamo da un altro se vediamo che è in crisi e ha bisogno di noi; e anche nelle relazioni affettive, tra fidanzati, pochi hanno la pazienza di conoscersi e capirsi a fondo. Questo stesso atteggiamento possiamo averlo a scuola, nel lavoro e in altri ambiti della vita quotidiana. Ebbene, tutte queste cose vissute di fretta difficilmente porteranno frutto. C’è il rischio che rimangano sterili. Così si legge nel libro dei Proverbi: «I progetti di chi è diligente si risolvono in profitto, ma chi ha troppa fretta – la fretta cattiva – va verso l’indigenza» (21,5).
Quando Maria finalmente arriva a casa di Zaccaria ed Elisabetta, avviene un incontro meraviglioso! Elisabetta ha sperimentato su di sé un prodigioso intervento di Dio, che le ha dato un figlio nella terza età. Avrebbe tutte le ragioni per parlare prima di sé stessa, ma non è piena di sé ma protesa ad accogliere la giovane cugina e il frutto del suo grembo. Appena sente il suo saluto, Elisabetta è colmata di Spirito Santo. Queste sorprese e irruzioni dello Spirito avvengono quando viviamo una vera ospitalità, quando al centro mettiamo l’ospite, non noi stessi. È quanto vediamo anche nella storia di Zaccheo. In Luca 19,6 leggiamo: «Quando giunse sul luogo [dove si trovava Zaccheo], Gesù alzò lo sguardo e gli disse: “Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua”. Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia».
A molti di noi è capitato che, inaspettatamente, Gesù ci sia venuto incontro: per la prima volta, in Lui abbiamo sperimentiamo una vicinanza, un rispetto, un’assenza di pregiudizi e di condanne, uno sguardo di misericordia che non avevamo mai incontrato negli altri. Non solo, abbiamo anche sentito che a Gesù non bastava guardarci da lontano, ma voleva stare con noi, voleva condividere la sua vita con noi. La gioia di questa esperienza ha suscitato in noi la fretta di accoglierlo, l’urgenza di stare con Lui e conoscerlo meglio. Elisabetta e Zaccaria hanno ospitato Maria e Gesù! Impariamo da questi due anziani il significato dell’ospitalità! Chiedete ai vostri genitori e ai vostri nonni, e anche ai membri più anziani delle vostre comunità, cosa vuol dire per loro essere ospitali verso Dio e verso gli altri. Vi farà bene ascoltare l’esperienza di chi vi ha preceduto. Cari giovani, è tempo di ripartire in fretta verso incontri concreti, verso una reale accoglienza di chi è diverso da noi, come accadde tra la giovane Maria e l’anziana Elisabetta. Solo così supereremo le distanze – tra generazioni, tra classi sociali, tra etnie, tra gruppi e categorie di ogni genere – e anche le guerre. I giovani sono sempre speranza di una nuova unità per l’umanità frammentata e divisa. Ma solo se hanno memoria, solo se ascoltano i drammi e i sogni degli anziani. «Non è casuale che la guerra sia tornata in Europa nel momento in cui la generazione che l’ha vissuta nel secolo scorso sta scomparendo» (Messaggio per la II Giornata Mondiale dei nonni e degli anziani). C’è bisogno dell’alleanza tra giovani e anziani, per non dimenticare le lezioni della storia, per superare le polarizzazioni e gli estremismi di questo tempo. Scrivendo agli Efesini, San Paolo annunciava: «In Cristo Gesù, voi, che un tempo eravate lontani, siete divenuti vicini, grazie al sangue di Cristo. Egli infatti è la nostra pace, colui che di due ha fatto una cosa sola, abbattendo il muro di separazione che li divideva, cioè l’inimicizia, per mezzo della sua carne» (2,13-14). Gesù è la risposta di Dio di fronte alle sfide dell’umanità in ogni tempo. E questa risposta, Maria la porta dentro di sé quando va incontro a Elisabetta. Il più grande regalo che Maria fa all’anziana parente è quello di portarle Gesù. Sicuramente anche l’aiuto concreto è preziosissimo. Ma nulla avrebbe potuto riempire la casa di Zaccaria di una gioia tanto grande e di un senso così pieno come la presenza di Gesù nel grembo della Vergine, diventata tabernacolo del Dio vivo. In quella regione montuosa Gesù, con la sua sola presenza, senza dire una parola pronuncia il suo primo “discorso della montagna”: proclama in silenzio la beatitudine dei piccoli e degli umili che si affidano alla misericordia di Dio.
Il mio messaggio per voi giovani, il grande messaggio di cui è portatrice la Chiesa è Gesù! Sì, Lui stesso, il suo amore infinito per ognuno di noi, la sua salvezza e la vita nuova che ci ha dato. E Maria è il modello di come accogliere questo immenso dono nella nostra vita e comunicarlo agli altri, facendoci a nostra volta portatori di Cristo, portatori del suo amore compassionevole, del suo servizio generoso all’umanità che soffre.
Tutti insieme a Lisbona!
Maria era una ragazza come molti di voi. Era una di noi. Così scriveva di lei il vescovo Tonino Bello: «Santa Maria, […] sappiamo bene che sei stata destinata a navigazioni di alto mare. Ma se ti costringiamo a veleggiare sotto costa, non è perché vogliamo ridurti ai livelli del nostro piccolo cabotaggio. È perché, vedendoti così vicina alle spiagge del nostro scoraggiamento, ci possa afferrare la coscienza di essere chiamati pure noi ad avventurarci, come te, negli oceani della libertà» (Maria donna dei nostri giorni, San Paolo, Cinisello Balsamo 2012, 12-13).

Tavolo tematico 1 – Ascolto e collaborazione con il territorio (società, lavoro, politica, ambiente)
Tavolo tematico 2 – Ascolto e accoglienza delle nuove famiglie
Tavolo tematico 3 – Ascolto e accoglienza delle povertà
Tavolo tematico 4 – Ascolto e accoglienza dei giovani
Quali esperienze significative; sia di crescita sia di fatica, abbiamo vissuto o incontrato o ci sono state raccontate in riferimento alle realtà di “strada e di villaggio” (vita sociale, lavoro, politica e beni comuni, ambiente o in relazione all’ascolto e l’accoglienza di nuove famiglie o alle diverse forme di povertà (materiali, sociali, relazionali, spirituali…o, ancora, sull’approfondimento sui nuovi linguaggi e sulla comunicazione tra generazioni e tra culture?

Cantiere 2

– DELL’OSPITALITA’ E DELLA CASA

(Il cantiere dell’ospitalità e della casa ha il compito di approfondire la qualità delle relazioni comunitarie nella prospettiva missionaria e sinodale di una Chiesa in uscita. Si porrà particolare attenzione all’ascolto degli organismi di partecipazione; alla relazione tra presbiteri, laici e persone consacrate; alla questione delle strutture, affinché siano poste al servizio della missione).
Tavolo tematico 5 – Sinodalità e organismi di partecipazione
Tavolo tematico 6 – Reciprocità e corresponsabilità tra presbiteri, fedeli laici e persone
Consacrate
Tavolo tematico 7 – Le strutture al servizio della missione
Quali esperienze di cammino di Chiesa, sperimentate o conosciute, meritano di essere richiamate per la loro riuscita o meno, in ordine alla progressiva realizzazione di forme di concreta sinodalità negli organismi di partecipazione (es. “Scelta chiave” – valorizzazione dei Consigli Pastorali) e quali esperienze sperimentate positivamente o meno possiamo riferire sul tema del tavolo 6 facendo spazio anche ad un approfondimento su esperienze di riconoscimento (o meno) della donna nel cammino della Chiesa, e, infine, quali esperienze ci hanno colpito sulla significatività, sostenibilità e funzionalità delle strutture pastorali (collaborazioni pastorali, organismi di partecipazione) materiali (canoniche, oratori, scuole materne), organizzative (associazionismo, movimenti, reti, tavoli…)?

Cantiere 3 –

DELLE DIACONIE E DELLA FORMAZIONE SPIRITURALE

(Il cantiere delle diaconie e della formazione spirituale mira a focalizzare l’ambito dei servizi e ministeri ecclesiali nella loro relazione con l’ascolto della Parola di Dio e dei fratelli. Ciò richiede in particolare un ascolto delle esperienze che, testimoniando la bellezza e la gioia del Vangelo, si fanno stile di vita. Un ascolto particolare viene dedicato alla relazione tra celebrazioni e vita)
Tavolo tematico 8 – Chiesa che testimonia la bellezza e la gioia del Vangelo
Tavolo tematico 9 – La relazione tra Parola e servizio
Tavolo tematico 10 – Celebrare la vita
In merito alla testimonianza e alla gioia del Vangelo, in particolare attraverso gli stili di vita (tavolo 8) alla relazione tra ascolto della Parola di Dio e l’agire nella vita quotidiana, tra servizio/ministeri e la loro effettiva vita spirituale (tavolo 9 e tra celebrazione eucaristica e vita, tra esperienza liturgica e vita ordinaria, cosa possiamo raccontare o riferire, come esperienza, sia di crescita che di fatica?