Giugno 2023
Pubblicato giorno 28 maggio 2023 - Don Valeriano
Con l’Ascensione di Gesù al cielo avviene anche a chi è illuminato dalla Fede in Gesù, di vedere il mondo con occhi rinnovati. Tutto acquista un senso nuovo sia le gioie che le fatiche. Il dono dello Spirito, soffio di vita, pioggia che irrora la terra, forza che ridona capacità di affrontare con energia nuova l’esistenza.
Cadono barriere, si spalancano porte, tremano le torri costruite dagli uomini, scompaiono le paure, le passività e si fanno scelte coraggiose.
La festa della Trinità rivela la nostra fede in Dio Padre, Figlio e Spirito Santo ci offre l’opportunità, attraverso la Parola di Dio, di purificare l’idea che ci siamo fatti di Lui per scoprire dei lineamenti nuovi del Dio in cui crediamo. Ci parla di paternità, di amore, di comunità, di unità.
Dio, un giorno, accoglierà tutti fra le sua braccia anche se qualcuno sarà costretto ad ammettere di aver gestito male il tempo che gli era stato dato.
Quel pane e quel vino, sacramento del Suo amore, ci ricordano che il Signore offre a noi un cibo completamente nuovo, diverso da quelli che l’uomo ha conosciuto, un alimento uscito dalla bocca del Signore venuto dal cielo, un cibo condiviso per creare l’unità. Il gesto di stendere la mano per ricevere il pane eucaristico è segno della disposizione ad accogliere Cristo e far si che i suoi pensieri divengano i nostri pensieri, le sue parola le nostre parole, le sue scelte le nostre scelte. Oggi è la comunità cristiana, il popolo di Dio, la Chiesa chiamata a santificare il mondo santificando se stessa.
Come comunità cristiana siamo di fronte ad una sfida, ad un appello, ma anche ad una opportunità.
Le crisi attuali (ambientale, sanitaria, economica, politica, sociale e religiosa) possono far crescere nella chiesa, a partire dalla complessità del momento che viviamo, la coscienza di vivere questo tempo come possibilità di un qualcosa di nuovo, di inedito da sognare, da pensare e da costruire. È una responsabilità.
Il discepolo di Cristo non lavora per ottenere qualche vantaggio personale o per essere conosciuto e stimato, offre la sua disponibilità, come il Maestro.
In questo tempo, inoltre, il credente deve avere la coscienza di essere «incompiuto», quindi proteso verso modi di essere, di pensare e di agire che ancora non hanno trovato modalità di espressione. Come Chiesa, come cristiani, vogliamo avere questa tensione ad essere sempre più impegnati ad avere cura che il messaggio evangelico possa essere annunciato in modi nuovi, adeguati ad una realtà, meglio a delle persone che sono aperte per necessità a ciò che possono o vogliono diventare. Forse la strada è far prendere coscienza che siamo incompiuti e che ognuno di noi diventa autore del suo farsi che implica capacità di pensare, di riflettere e di agire.
Prima di imboccare una strada però è bene prestare attenzione alla segnaletica, perché a volte ci inoltriamo per il senso vietato.
Il senso giusto ce lo dà il Maestro. Lui è venuto a salvarci «non abbiate timore, voi valete più di molti passeri». «Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli».
La strada giusta è riconoscere Gesù, nostro Salvatore, Figlio del Padre.